• « L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. » I.Calvino

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“Non mi interessa quello che fai per vivere. Voglio sapere che cosa brami – e se hai il coraggio di sognare di incontrare ciò che il tuo cuore desidera. Non mi interessa quanti anni hai. Voglio sapere se rischierai di sembrare un pazzo – per amore – per i tuoi sogni – per l’avventura di essere vivo.”

martedì 12 gennaio 2010

ecuador,Quito




Il viaggio in ecuador inizia nel migliore dei modi, incontro una ragazza messicana alla frontiera e facciamo il viaggio insieme, fino a Quito, la fredda e umida quito, mi sembrava di essere a casa a novembre , periodo delle nebbie; appena arrivate giro per la città , nel centro storico, per la Calle Ronda, carina viuzza coloniale ristrutturata, piena di localini e negozietti , dove ad ogni angolo si vende il “Canelazo” bevanda calda fatta con succo di naranjilla (frutto simile al caco ), cannella e Agua Ardiente (distillato di canna da zucchero) per chi la volesse alcolica.
L’ostello è nella zona Mariscal, tutto in ecuador si chiama, o Mariscal Sucre o Bolivar..hanno la passione per i rivoluzionari…avevano…qui c’e il dollaro statunitense…quando paghi qualcuno controllano sempre le banconote dicendo che i colombiani spacciano banconote false….poveri colombiani…eppure tutti quelli che ho incontrato mi han fatto una bella impressione…invidia tra popoli.
A Quito sono rimasta 5 giorni, gli ultimi in compagnia di alcuni italiani un sardo, un veneto e un toscano ((sembra una barzelletta) che mi hanno suggerito la tappa successiva , sulla costa pacifica e infatti Montanita è dove mi son diretta.

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