La cambogia è la Bolivia asiatica, o megli dire Ecuador, dato che il dollaro è usato come moneta oltre quella locale, non lo sanno che non è proprio un bene per loro? I cambogiani mi piacciono, la gente è allegra , sorride e canta. A Siem Reap ho preso una Guest house favolosa, avevo una camera tutta per me, i gestori una famiglia Khmer ( Cambogiana) e non son sicura di quanta gente ci lavorasse , ma minimo c’erano sempre una decina di persone, a giocare a carte, a darti informazioni e anche un po’ a prenderti in giro. Lavoro ce né per tutti, si dividono la paga, in 10 per venderti una bottiglia di latte! La città ha un mercato diurno e un mercato serale e nel centro c’e una zona turistica con ristoranti e una via chiamata Pub street, ma soprattutto è famosa per i templi di Angkor, capolavori del l’architettura Khmer, il sito archeologico più grande al mondo, patrimonio dell’umanità protetto dall’Unesco, e stavolta gli dò ragione, in sud america i patrimoni dell’umanità erano un po’ troppi..Angkor wat , il tempio principale è il simbolo della Cambogia raffigurato sulla bandiera. Il luogo è stato reso famoso anche dal Tomb rider, infatti mentre mi addentravo nei vari templi mi sentivo un po’ Lara Croft alla ricerca del tempio perduto, volevo anche andare vestita come lei, ma forse era un po’ troppo. La gita ai templi l’ho fatta di buon mattino, 5 am, per vedere Ankor Wat con le luci dell’alba…c’era nuvolo! Per visitare il sito viene consigliato di usufruire dei 3 giorni pass, conoscendomi ho optato per un giorno, ottima scelta, ho preso un moto taxi per spostarmi tra le diverse zone e il mio driver mi ha abilmente portato a visitare Byron, famoso per i visi di pietra, per prima, ero sola in tutto il sito , all’inizio pensavo che mi avesse portato nel posto sbagliato e che fosse un tempio minore e mentre lo visitavo pensavo , certo che per essere minore è proprio bello!
Come se non fosse evidente, viceversa, che la storia è fatta anche di cose minori, di episodi secondari, marginali, e che ogni monumento, per continuare a vivere, non può essere separato senza danno, spesso irreparabile, dall'ambiente circostante. (Giorgio Bassani)
- « L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. » I.Calvino
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